I racconti che compongono “La tavola periodica” di Primo Levi sono tra i suoi lavori più interessanti, grazie ad un approccio – raccontando la propria vita attraverso elementi chimici – che offre un preciso riferimento formale, dove la fantasia può essere liberata.
I risultati più interessanti del jazz contemporaneo e dell’improvvisazione si trovano spesso all’interno di coordinate simili, in un contesto stratificato e multidialettico direzionale tra la libertà di narrare se stessi – e se stessi in relazione agli altri – e il fascino un po’ goffo delle limitazioni imposte dalle forme convenzionali.
Non è quindi un caso che Alberto Collodel e Simone Di Benedetto, conversando con clarinetti e contrabbasso, traggano apertamente ispirazione da sette dei racconti tratti da quel meraviglioso libro. Insieme si muovono intorno a spartiti e schemi che permettono loro di distillare il flusso musicale in pezzi precisi e ponderati.
Altri due pezzi aprono e chiudono questa suite. Uno è di Di Benedetto e l’altro di Anthony Braxton, artista abituato a lavorare con schemi e formule – spesso graficamente concepite come chimiche – e a creare strutture molto originali.
Il modo migliore per approcciare questa musica eccellente è agire come un reagente originale, che permette spontaneamente ai singoli elementi di trasformarsi in qualcosa di diverso e inaspettato.
L’unica differenza con la chimica è che, mentre i reagenti vengono bruciati dopo la reazione, non solo questo disco non ti brucerà, ma ne sarai arricchito. Goditelo.
Enrico Bettinello (Blow Up, Giornale della Musica)