08/04/2019
Simone Di Benedetto – Depth Sounding
Nell’anno in cui il disco che inaugurò la pratica – Journal Violone di Barre Phillips – ne compie cinquanta, è un vero piacere ascoltare tutta una serie di recenti, interessanti formulazioni per solo contrabbasso, soprattutto se per i rispettivi autori rappresentano tanto una prima prova discografica a tu per tu con lo strumento, quanto un modo per celebrarne al meglio le nude qualità. Ai nuovi lavori di giganti come John Patitucci e Larry Grenadier (qui la nostra recensione al suo The Gleaners, edito da ECM Records) si aggiunge oggi Depth Sounding, l’ultimo album di Simone Di Benedetto, classe 1989.
”A dispetto della giovane età, Di Benedetto possiede la maturità necessaria ad affrontare un discorso in solitaria, in cui una formazione classica, che gli viene dagli studi accademici e dalle esperienze in orchestre ed ensemble, convive con gli interessi legati al jazz e all’improvvisazione.
Non a caso l’album – pubblicato lo scorso 8 aprile dalla Aut Records di Davide Lorenzon, con un artwork del pianista Nicola Guazzaloca – è stato registrato nel corso di una residenza artistica di sei settimane in Danimarca, a Copenaghen, presso l’Istituto Italiano di Cultura.
In continuità con le precedenti esperienze discografiche, delle quali occorre segnalare almeno il quartetto di cui è leader, nei sedici episodi di Depth Sounding il musicista modenese appare calmo e riflessivo, muovendo sui bordi di una pacatezza che, tra l’altro, giustifica la passione per uno scrittore devoto all’esercizio della razionalità come Primo Levi: che abbiate letto o meno la pseudo-autobiografia del chimico torinese, Il sistema periodico, ascoltate il disco omonimo registrato da Di Benedetto insieme al clarinettista Alberto Collodel, che nei brani riprende la denominazione dei singoli capitoli / elementi chimici. Una pacatezza che Di Benedetto tradisce più volte, a dire il vero: ad esempio là dove, nel corso di Depth Sounding, fa uso di tecniche estese suonando oltre il ponte o adoperando l’arco con modalità percussive, quasi fosse una verga in legno.
A tal proposito si ascolti la serie di brani intitolata Ghost, che fa riferimento ai quattro elementi delle cosmogonie; oppure l’ostinato ritmico della conclusiva Roots, forse memore della lezione di un Henri Texier; o ancora l’omaggio al contrabbasso classico di Miloslav Gajdos, con quattro reinterpretazioni posizionate simbolicamente nel cuore del disco.
Essenziali, acustiche e prive di sovraincisioni, le brevi vignette di Depth Sounding sono descritte nel comunicato stampa – ma invero ce lo dice già il titolo – come delle “misurazioni di profondità”. Il contrabbasso è metaforicamente concepito al pari di una sorta di vascello immaginario che affronti una traversata in mare aperto, tra meditazioni lucide – i brani in pizzicato lasciano sbocciare germogli di squisite melodie – e frangenti dettati dall’inconscio – l’utilizzo dell’arco sembra rivelare un’altra, meno introversa personalità. Il punto di arrivo è uno stato mentale che l’autore chiama Deep Elevation, peraltro il titolo della seconda traccia. Una suggestione che, insieme al tema del mare e al registro introspettivo di ogni brano, ci illustra a quali stimoli Simone Di Benedetto abbia dovuto rispondere per concepire un disco come questo, pensato bene e suonato altrettanto.
Fonte: SentireAscoltare