
29/05/2019
Depth Sounding – Quando ero un bambino farò l’astronauta

Trent’anni circa, diplomato in contrabbasso e a sua volta docente, Simone Di Benedetto è impegnato sia in orchestre ed ensemble di tipi classico sia nell’ambito del jazz e dell’improvvisazione. Una preparazione eccezionale e un occhio rivolto ai grandi maestri dello strumento si manifestano in egual misura dalle pieghe di questo disco per solo contrabbasso. La grande padronanza delle varie tecniche esecutive e l’attenzione riservata sia alla strutturazione sia alla qualità dei suoni contribuiscono alla definizione di brani dal forte potere evocativo. Consiglierei di iniziare l’ascolto programmando i titoli dedicati ai quattro elementi (una piccola suite, seppure inserita in maniera non sequenziale). In seconda battuta mi sposterei alla metà del CD, nelle 4 Reflexionen scritte dal contrabbassista ceko Miloslav Gajdoš, per prendere conoscenza del Di Benedetto concertista di formazione classica. Infine ascolterei il CD nel suo insieme, così come ce lo presenta l’autore, in una sequenzialità che ha comunque una sua logica e una sua ragione d’essere. “Depth Sounding” è un disco da ascoltare in profondità, tanto per utilizzare un concetto caro a Pauline Oliveros, che ci fa conoscere un musicista (due, se consideriamo il ceko Gajdoš) di altissima levatura. Altresì degno di un ascolto profondo è “quando ero un bambino farò l’astronauta” di Davide Rinella, un altro extraterrestre inviato dagli dei nel pianeta terra per suonare jazz e, più in generale, musica improvvisata. Gli strumenti utilizzati sono, nel suo caso, ogni tipo di armonica a bocca. Non sto a farvi il pistolotto sull’importanza di tale strumento nella storia delle musiche popolari (mi limito a citarne l’utilizzo da parte degli one-man-band del folk e del blues oltreché nelle colonne sonore di Morricone per i film western). In questo CD Rinella, che ha una storia di collaborazioni con alcuni dei più importanti improvvisatori italiani ed esteri, si concentra comunque sull’armonica cromatica con e senza preparazione. Rispetto a queste notizie, collaborazioni e preparazioni, non sto a farvi elenchi e altro ma vi invito a visitare il sito del musicista (ricco di notizie e altro, come pure lo è quello di Di Benedetto). Passo invece a una pur breve descrizione del disco, un lavoro singolare e unico nel suo genere. In questo caso ha il sopravvento, rispetto alla strutturazione dei singoli brani, l’urgenza espressiva e la messa in evidenza delle varie tecniche utilizzate. Non ha caso i titoli dei brani sono le parole che compongono il titolo del disco ripercorse a ritroso e il tutto scorre come un’unica lunga improvvisazione (o come un’inesauribile serie di sorprese). Un flusso continuo che sembra partire dal presente per esaurirsi negli anfratti della memoria. Si tratta chiaramente di un disco più viscerale e primitivo dell’altro, lo stesso strumento utilizzato lo è, ma altrettanto coinvolgente e convincente. Due dischi, pur diversi come concezione, come finalità e nel tipo di eccelsi talenti musicali. Lasciatevi tentare dacché, ve lo assicuro, la piena soddisfazione è assicurata.
Fonte: Soundandsilence